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Applicazioni e trend futuri

Le applicazioni nel mondo dell'arte

L’applicazione dei token al mondo dell'arte "tradizionale" potrebbe offrire molte opportunità consentendo non solo l’associazione di certificati digitali alle opere fisiche per garantirne l’autenticità, i passaggi di proprietà, le assicurazioni, i trasporti e il tracciamento delle vendite, come già accade ora, ma anche offrendo nuove possibilità di sviluppo con impatto notevole sull’imprenditorialità nel settore artistico e sulla fruibilità delle opere d’arte stesse.

Si tratterebbe di iniziative e forme di fundraising messe in atto nell’ottica di creare una vera e propria campagna di sostegno al patrimonio artistico e culturale museale con il concorso di tutti i cittadini, accrescendo al contempo il ruolo (e la responsabilità sociale) di tutti coloro che ne fanno parte.

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Cartolarizzazione (Securitization)

La cartolarizzazione (securitization) degli NFT rappresenta uno dei nuovi strumenti per la creazione di “portafogli” di diritti sulle opere d’arte frazionate in asset digitali e la loro distribuzione sul mercato come “equity o asset token" (1).

Si tratta dell’offerta ai risparmiatori della proprietà frazionata delle opere d’arte, acquistabile mediante valute, aventi corso

legale o anche cripto, che consente alla galleria o al museo, di smobilizzare una parte del proprio investimento in opere d’arte

per finanziare nuovi progetti, spazi e artisti. L’idea di base è che un piccolo investitore possa possedere una piccola parte di

un’opera d’arte di elevato valore (democratizzazione dell’arte) e che il titolo di possesso possa essere scambiato senza che sia

venduta l’opera reale come un qualunque altro investimento finanziario, con l’obiettivo da un lato di ritrarne un’adeguata

remunerazione e dall’altro di consentire una nuova forma di sostegno all’ecosistema dell’arte (musei, gallerie, etc.) a cui

ritorna una quota di valore per ogni NFT venduto (2).

Un esempio recente è quello intrapreso da alcuni musei che hanno trasformato le proprie opere in NFT per poi venderle all’asta in modo da ricavarne finanziamenti per il museo o per il sistema che ruotava intorno ad esso (3).

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Art lending/borrowing

Proprio per il fatto che agli NFT è possibile attribuire anche un valore economico, la tokenizzazione ha dato vita ad una loro ulteriore forma di utilizzo come “collateral” nell’ambito di operazioni di prestito/mutuo, chiamata “art lending/borrowing”, uno strumento di investimento che permette ai collezionisti di fruire di immediata liquidità da reinvestire nel mercato dell’arte stessa o in operazioni di altra natura.

Sotto questa definizione si ricomprendono tutti quei finanziamenti che vengono solitamente concessi a fronte di un’opera d’arte data quale “garanzia”, ovvero quelli che combinano un mutuo con un pegno in funzione della cosiddetta “monetizzazione” dell’opera d’arte. Il suo funzionamento è molto semplice: il proprietario di un’opera richiede un prestito sulla base del valore dell’opera stessa, che dà in pegno come collateral. In caso di insolvenza del debitore, il finanziatore può entrare in possesso dell’opera e rivenderla per recuperare l’importo del prestito.

La nuova frontiera dell’art lending sembra essere il cosiddetto “peer-to-peer lending” ovvero il prestito personale erogato tra privati da Internet fatto senza più passare attraverso i tradizionali canali quali le banche ma attraverso i canali della Decentralized Finance (DeFi), che nella blockchain e negli smart contract sta trovando un perfetto strumento di esecuzione (4).

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Opere d'arte derivate

Un’altra applicazione della tokenizzazione è data dalla possibilità di

consentire agli utenti l’accesso ad opere d’arte derivate e/o di

acquistare le opere d’arte fisiche corredate dal loro “alter-ego

digitale, rendendo i proprietari dei token degli “utenti privilegiati”.

Con l’acquisto di una frazione di un’opera si può avere, infatti,

l’accesso ad un’opera d’arte derivata, quale un arrangiamento

musicale, una versione di immagini in movimento, materiale

letterario o riproduzioni dell’opera stessa oppure si può accedere

a media digitali che integrano l’opera fisica, quali i video che

documentano la produzione dell’opera o visualizzazioni in realtà

aumentata.

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I token collegano l’opera d’arte reale alla controparte digitale, la parte digitale diventa parte dell’opera fisica, incrementandone il valore e diventando anche occasione di ulteriore vendita o di sfruttamento dei diritti ad esse correlati.

La tokenizzazione, inoltre, può consentire la creazione di nuove espressioni grafiche, come, ad esempio, quelle previste dalla “gamification”, che portano alla fusione di arte, realtà virtuale e gioco e sono per l’utente occasione di godere di nuove esperienze fino a quelle più immersive del Metaverso (5).

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Marketing (eventi, community, etc.)

La tecnologia NFT può essere utilizzata anche come un modo per "ricollegarsi o sbloccare esperienze uniche" nella vita reale. In questi casi d’uso, gli NFT non sono più un oggetto da collezione autonomo, ma possono diventare parte di un’esperienza più ampia tra museo, galleria d’arte e collezionisti o semplici visitatori.

La tokenizzazione diventa, quindi, un modo per instaurare una nuova relazione "artista-collezionista" attraverso la possibilità di:

  •  guadagnare punti all’acquisto degli NFT delle opere d’arte per:

    • poterle vedere dal vivo (6) o partecipare ad eventi ad esse collegate, come ad esempio fiere e/o eventi di formazione;

    • accedere a feature esclusive, come ad esempio premiere e gadget speciali;

    • partecipare a decisioni e scelte comuni (ad es. all’interno delle DAO (7) o altro);

    • proporre e discutere idee e collaborare a supportare nuovi progetti creativi in ambito blockchain (8);     

  •  ottenere altri NFT gratis, attraverso la distribuzione in via limitata da parte dei creatori (airdrop) come premio per una   campagna marketing o come ricompensa per la fedeltà dimostrata dai membri di una determinata community (9).

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Phygital merchandising

Con l’avvento degli NFT si può, infine, iniziare ad ipotizzare anche un futuro in cui l’arte possa essere considerata come un asset fisico e digitale da valorizzare e collezionare.

In questo senso si sta configurando l’ulteriore opportunità di

rendere “fisici” (10) gli NFT stessi attraverso la stampa “fine art”, le serigrafie, quella 3D o la loro declinazione su magliette, tessuti e pannelli, e, infine, la restituzione su schermi e cornici digitali (smart canvas) anche grazie alle nuove piattaforme a supporto degli artisti e collezionisti (11).

Nasce il cosiddetto “ecosistema phygital”: un ambiente ibrido

tra il fisico e il digitale che accanto a musei, poli culturali e parchi archeologici comprende piattaforme web, social network, siti di e-commerce, blog e siti in cui si cercano sempre più informazioni sugli eventi da frequentare ove gli utenti si sentono come “umani aumentati”, ovvero trasformati attraverso le loro capacità sensoriali in creature multitasking in grado di muoversi dalla realtà fino agli spazi virtuali del Metaverso.

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Il ruolo delle nuove tecnologie

Anche se ad oggi la tecnologia della blockchain sembra essere un fenomeno ancora in continua evoluzione, possiamo dire che la tokenizzazione delle opere d’arte “analogiche”, in un mondo intrinsecamente resistente alla digitalizzazione rispetto alle altre tipologie di business per via dell’output e del pubblico, rappresenta senza dubbio la migliore opportunità di sviluppo di questo settore.

Questa tecnologia può rivestire il ruolo di “key player” non solo per risolvere alcuni aspetti critici del mercato dell’arte come la certificazione di autenticità delle opere, la gestione del loro acquisto/scambio e della loro salvaguardia, etc. ma soprattutto per consentire nuove forme di investimenti volti alla valorizzazione delle stesse (nonché al loro restauro/manutenzione/conservazione) che diversamente non potrebbero essere realizzate.

Ne potranno beneficiare non solo gli artisti, i collezionisti d’arte, i musei o le gallerie, ma anche gli altri attori che ruotano intorno all’ecosistema dell’arte incluso il pubblico degli utenti appassionati che diventeranno “parte attiva” di questo cambiamento.

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(1) Una delle principali aziende del settore è stata Maecenas, con più di 15 milioni di dollari in investimenti, che nel 2018 ha venduto il 31% di un’opera tokenizzata “14 Small Electric Chairs” (1980) di Warhol, valutata 5,6 milioni di dollari, a più di 800 partecipanti all’asta per un importo di 1,7 milioni di dollari.

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(2) Chiunque voglia contribuire al finanziamento di un progetto artistico può ricevere una proporzionale condivisione del valore tokenizzato del progetto, in accordo con quanto stipulato nello smart contract, contribuendo a far reinvestire i proventi derivanti dalla vendita degli asset digitali, ad esempio, nel restauro o nella manutenzione delle opere d’arte.

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(3) Tra gli esempi più eclatanti in Italia la Galleria degli Uffizi (che ha proceduto a trasformare e poi vendere all’asta per una cifra di ben 140 mila euro, la versione NFT del “Tondo Doni” di Michelangelo), la Pinacoteca di Brera, l'Ambrosiana di Milano, la Pilotta di Parma. Anche all’estero diverse istituzioni come il British Museum di Londra, il Museo Belvedere di Vienna (che ha frazionato la versione digitalizzata de “Il bacio” di Gustav Klimt in 10.000 NFT da distribuire una tantum), il Royal Museum of Fine Arts (KMSKA) di Anversa, il Museo dell’Hermitage. hanno iniziato a vendere alcune opere delle proprie collezioni sotto forma di NFT tramite piattaforme specializzate.

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(4) Ciò è possibile attraverso la creazione di marketplace dedicati che, secondo le logiche della blockchain pubblica, poggiano su un sistema decentralizzato in cui ogni nodo della rete detiene una copia del registro delle transazioni. Il sistema è poi regolato da smart contract, garantendo l’immutabilità del codice nel tempo, l’automazione dei rapporti e, appunto, la decentralizzazione. I partecipanti al mercato possono mettere a disposizione liquidità (in forma di token) che le controparti possono prendere a prestito pagando un tasso di interesse calcolato algoritmicamente sulla base di diversi fattori.

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(5) Un esempio abbastanza diffuso si ritrova nel gaming in cui l’uso degli NFT, legati, ad esempio, al personaggio di un gioco o ad alcuni altri complementi (ad es. spade, rifugi, pozioni magiche, etc.), serve per rendere la partecipazione al gioco gratuito, eliminando i costi legati alle licenze dei software e, altro aspetto rilevante, a fidelizzare i giocatori ampliando la rete dei partecipanti reali e non solo degli avatar. La modalità principale di fruizione degli NFT sarà il Metaverso, permettendo la creazione di migliaia di NFT per ogni opera in modo che chiunque, anche con pochi euro, ne possa acquistare uno per fruire dell’opera stessa in realtà parallele dove sono implementati meccanismi di gamification.

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(6) Si ipotizza che la proprietà frazionata possa comportare anche un diritto (ovviamente non esclusivo e soggetto a forti limitazioni) alla fruizione dell’opera: nulla vieta che chi possiede un “pezzettino” di un Monet possa disporre del diritto di ammirare il quadro in via privilegiata rispetto al comune appassionato d’arte.

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(7) Le DAO (Decentralized Autonomous Organizations) sono organizzazioni autonome decentralizzate, la cui attività ed il cui potere esecutivo sono ottenuti e gestiti attraverso regole codificate e smart contract per avere pari autorità all’interno delle piattaforme di creazione e distribuzione dei loro lavori.

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(8) Le partecipazioni NFT potrebbero, ad esempio, garantire anche il diritto di voto su questioni riguardanti gli eventi della comunità, le cause sociali, gli investimenti futuri e altre importanti decisioni del museo, della galleria d’arte, etc.

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(9) Gli airdrop di NFT rappresentano una delle recenti attività promozionali legate al mondo delle cripto-valute e dei token crittografici. Il motivo per cui vengono offerti NFT gratis mediante questi particolari “lanci” è principalmente legato al marketing ed alla promozione di un certo marchio o di una specifica collezione.

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(10) Il punto di forza degli NFT deriva proprio dalla loro unicità ed esclusività, grazie alle certificazioni digitali che spingono i collezionisti ad acquistare le cripto opere d’arte. Proprio su unicità ed esclusività possono puntare i brand per promuovere i loro prodotti: ad esempio, nel mondo della moda sono ormai diverse le maison che predispongono la vendita di collezioni digitali in edizione limitata da acquistare tramite token.

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(11) Dalle cornici digitali convenienti alle tele intelligenti degne di una galleria, questi gadget hanno, dunque, la tecnologia e lo stile per mostrare al pubblico gli NFT acquistati (ad es. l’utente acquista un’opera da una libreria e poi può visualizzarla sullo schermo digitale ad alta definizione, come fosse un vero quadro).

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